Avrebbero chiesto il pizzo tre volte l’anno, in concomitanza con le festività natalizie, pasquali e ferragostane. La somma richiesta era di tre milioni delle vecchie lire, poi convertita in euro. La vittima, il titolare di un’attività di ristorazione, sarebbe stato costretto a pagare. altrimenti avrebbe dovuto abbassare, la saracinesca del proprio negozio. Erano soliti presentarsi personalmente, ma una delle ultime richieste sarebbe stata avanzata utilizzando il classico pizzino: “Non ti dimenticare di noi“.
Una “storia” lunga quasi diciassette anni, alla quale il titolare dell’esercizio commerciale si era in qualche modo rassegnato. Ad incastrarlo però e a metterlo davanti al fatto compiuto e quindi a confessare sarebbero state le intercettazioni telefoniche predisposte dalla direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta.
Sette le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip, Stefania Di Rienzo su richiesta dei pm della Dda Rocco Liguori e Nicolò Marino, coordinati dal procuratore generale Francesco Messineo e dall’aggiunto, Renato Di Natale. Ad eseguirle gli agenti dei commissariato ditela e della questura di Caltanssetta, diretti dal questore. Filippo Piritore, dal dirigente della squadra mobile, Marco Staffa, dal dirigente del commissariato di Gela, Salvatore La Rosa e dal commissario Giovanni Giudice.
In manette sono finiti, con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsioni, personaggi già noti alle forze dell’ordine che avevano già scontato qualche anno di gelerà e che si ritrovavano in libertà grazie ai benefici di legge. Fra gli arrestati, nell’ambito dell’operazione denominata “Civetta”, Vincenzo Gueli 41 anni, Fortunato Ferracane 34, Rocco Ferlenda 36, Nunzio Licata 31 anni. Si trovano invece già in carcere, perché già arrestati in precedenti operazioni antiracket, Gianluca Geminino 12 anni, Alessandro Gambuto 31 e Francesco Greco di 26 anni, tutti presunti affiliati a Cosa nostra, facente capo alla famiglia degli Emmanuello, tranne Vincenzo Gueli, che sarebbe vicino alla «stidda».
I due clan, in ogni caso, si sarebbero alternati loro nelle loro richieste, “in una città – ha spiegato il procuratore Di Natale – che viene battuta a tappeto”. Infatti, dopo gli anni Novanta, quando le due cosche contrapposte hanno raggiunto la cosiddetta pax mafiosa, a chiedere il pizzo sarebbero stati ora gli uni e gli altri. A capo dei picciotti, un ruolo predominante sarebbe stato ricoperto da Fortunato Ferracane. Gli inquirenti si sono avvalsi anche della collaborazione di Salvatore Casserà, collaboratore di giustizia.
La notizia dell’ennesimo colpo inferto ai clan di Gela, è arrivata in città proprio nel giorno in cui veniva celebrato il primo anniversario della nascita dell’associazione antiracket. Un plauso agli inquirenti è stato espresso dal sindaco di Gela, Rosario Crocetta il quale ha dichiarato che “siamo di fronte a dei ali di risveglio”, dal leader di Alleanza Siciliana, l’eurodeputato Nello Musumeci e dal deputato dei Ds, Giuseppe Lumia.
Fonte: Giornale di Sicilia