Cosa nostra e Stidda, dopo la guerra di mafia che ha imperversato a Gela, avevano raggiunto al loro interno un accordo ben preciso. Entrambe le cosche, dopo aver stretto il patto di ferro, avevano deciso di taglieggiare le aziende in totale sintonia. Questo lo spaccato che emerge dall’operazione “Mantide”, che ha portato in carcere dieci persone, tutte di Gela, fra boss e gregari affiliati alle due cosche che controllano il territorio, tutti personaggi già noti alle cronache giudiziarie.
L’accusa per tutti è di estorsione aggravata e continuata, in concorso, e associazione per delinquere di stampo mafioso. Questa volta, nel mirino dei due sodalizi criminali, era finita la cooperativa “Agro Verde”, fondata nel 1994 e operante nel settore della grande distribuzione di prodotti ortofrutticoli. Secondo gli inquirenti, dal 1995 cospicue e continue erano le somme di denaro che, mensilmente, venivano estorte alla cooperativa che oggi conta 212 soci e che rappresenta una delle realtà economiche più fiorenti non solo della città, ma dell’intera provincia. Somme di denaro versate ora all’una, ora all’altra cosca, in, base ad una mensilità già pattuita. E in occasione delle feste, soprattutto natalizie, la cooperativa. era chiamata a versare, per sostenere la struttura criminale, “una tantum” pari a cinquemila euro. Si stima che dal 1998 al mese di marzo 2005, l’Agro Verde abbia versato una somma di 750 euro mensili, con punte che in alcuni mesi avrebbero toccato i 4000 mila euro.
Il “pizzo” sarebbe stato versato fino al mese di marzo di quest’anno. Dopo quella data, a causa di una gravissima crisi di liquidità, la cooperativa non è stata più in grado di far fronte alle esose pretese delle cosche. Le manette sono scattate per Filippo Salvatore Faraci, 28 anni e Carmelo Fiorisi, 45 anni, entrambi sorvegliati speciali. Sempre a Gela è stato sottoposto agli arresti domiciliari, per limiti d’età, Calogero Cosenza, 73 anni, con precedenti per mafia ed armi. A Treviglio, con il concorso della Squadra Mobile di Bergamo, è stato arrestato Giuseppe Novembrini, 33. Lo stesso provvedimento è stato notificato nel carcere di Caltanissetta ad Alessandro Gambuto, 30 anni, pregiudicato, ad Enrico Maganuco, 42 anni e a Luca Luigi Incardona. 29 anni, rinchiuso nel carcere di Enna. Inoltre, con il concorso delle squadre mobili di Perugia, L’Aquila e Potenza, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata a Rosariò Trubia, detto “Nino D’Angelo” di 41 anni, detenuto al carcere di Spoleto, a Francesco Morteo detenuto a Sulmona e ad Emanuele Cosenza 43 anni, attualmente nella casa circondariale di Melfi. Tra gli arrestati anche un cugino di Stefano Italiano, Presidente dell’Agro Verde.
I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Caltanissetta Giovanbattista Tona, su richiesta del procuratore capo della Dda Francesco Messineo e dei sostituti Nicolò Marina, Antonino Patti e Alessandro Picchi. “Mi preme sottolineare – ha spiegato il procuratore capo, Francesco Messineo – come qualcosa, in una città particolarmente difficile qual è Gela, stia iniziando a cambiare. La gente incomincia a ribellarsi e si rende conto che lo Stato è presente, pronto a supportare eventuali gesti di coraggio. Siamo a fianco delle vittime che sono sempre più stanche di subire le angherie delle cosche. Emerge da questa operazione, che non vi è una conflittualità interna ma una strategia a lungo termine. Le organizzazioni criminali consentono alle attività economiche di andare avanti, non tentano di ucciderle ma a dissanguarle. Ci auguriamo di avere scompaginato questa organizzazione”.
Fonte: Giornale di Sicilia